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Tremila è una cifra considerevole.
Speculativamente fossero euro, una vacanza di tutto rispetto.
Trattandosi di persone, per di più morte, sono funerali con bare di lusso, molti fiori, e, una più che degna sepoltura.
In teoria.
Solo che la dignità, è stata negata, tanto alla sepoltura, quanto al sepolto, compresi i restanti indignatissimi parenti.
Loro urlano "vergogna vergogna".
Hanno ragione, e sono fin troppo civili ed educati per questo paese che infierisce ancora sulla loro vita, e su quel posto vuoto, che renderà triste un natale dopo l'altro.
La cassazione annulla la condanna Eternit di Casale Monferrato.
Il verdetto annulla quindi i risarcimenti ai famigliari, e le istituzioni locali.
Come se bastasse del denaro, a ripagare il vuoto.
Quel denaro che non solo non arriverà, c'è anche quello che uno dei parenti delle vittime dovrà versare per il pagamento delle spese processuali, perché escluso dal diritto agli indennizzi.
Cornuto e mazziato, un po' più degli altri duemilanovecentonovantanove.
Insomma nel peggio, c'è anche il peggio del peggio.
La sentenza annullata è quella di giugno che chiedeva 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso al Manager svizzero
Stephan Schmidheiny.
Lo stesso che, alla lettura della sentenza, che lo assolve ha l'ardire di pronunciare una genialità sconfortante:
"Basta con processi ingiustificati!"
Ingiustificati punto esclamativo, ci avesse anche messo una parolaccia, avrebbe rafforzato il concetto, non fosse chiara l'intenzione.
Perché questo è, per lui, processi senza senso e gente che secondo lui si sarebbe ammalata per pura fatalità.
In barba a tutto ciò che forse non si sapeva nel 1966, ma si sa oggi, e cioè che l'amianto uccide.
Non si sapeva nel 66, si è saputo dal 70, e per quarant'anni si è continuato a lavorare amianto, senza dotare i lavoratori dei dispositivi di protezione, che è uguale alla consapevolezza di essere assassini.
Ma lui non si sente un assassino e il processo serve a confermare che lo svizzero ha ragione.
Riposino in pace i morti,con la consapevolezza di essere coperti da un terreno malato, che nutrirà i propri restanti cari.
Gli attuali 800 malati?
Che non facciano tante storie!
Lo stato italiano prevede cure gratuite per tutti, e quindi un posto riservato in un ospedale pubblico per morire.
Nella migliore delle ipotesi i parenti verranno omaggiati di un paravento da mettere tra il letto del moribondo e quello che è meglio non veda ciò che gli toccherà in sorte.
Discrezione e rispetto per la morte insomma, non siamo mica animali!
D'altra parte poi, cosa hanno gli ospedali italiani di diverso da quelli svizzeri?
Si mettano tutti il cuore in pace, tocca rassegnarsi alla giustizia ingiusta, e puntare su un processo bis, diluendo la pena con il tempo che passerà.
Perché il buon Stephan qualcosa l'ha fatta quando si è reso conto della moria del "suoi" operai.
Li ha invitati, a smettere di fumare!
Che crudeltà negare l'ultima sigaretta a tremila condannati a morte.
Non trovate?
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