Saturno -Goya- Museo del Prado |
Napolitano è sotto pressione.
In agenda il 28 ottobre, ha scritto "deposizione".
Ma non andrà alla pinacoteca Vaticana a vedere la deposizione del Caravaggio, non promuoverà l'importanza della cultura italiana.
Ha dato disponibilità a deporre al processo sulla trattativa Stato-Mafia.
Ecco perché Napolitano è sotto pressione.
Ma c'è di più e di peggio, i capimafia Totò Riina e Leoluca Bagarella, intervenendo in videoconferenza al processo sulla trattativa Stato-Mafia, hanno espresso la volontà di partecipare, sempre in video-collegamento, all'udienza.
L'Avvocatura dello Stato si è opposta.
La Corte si è riservata di decidere.
Il 25 settembre Napolitano ha dichiarato "nessuna difficoltà a testimoniare."
Prima, ora non ci giurerei.
Insomma siamo in trattativa per una videoconferenza, la palla è passata in mano alla Corte.
Anche la Corte è sotto pressione, tocca firmare una condanna, tocca decidere se puntare la luce per illuminare il buio, o se puntarla verso se stessi.
Gli unici, calmi e sereni sono Riina e Bagarella, sono pronti, manca solo il collegamento internet, e un monitor.
Si parlerà di Stragi, morti ammazzati, denaro, attentati, verranno fatte delle domande, da parte degli avvocati, rilasciate dichiarazioni.
Napolitano è sotto pressione, e chi non lo sarebbe?
Un conto è sapere che verrai ascoltato, un conto è avere tra gli ascoltatori, Riina e Bagarella, che sono uomini d'onore, che hanno trattato con altri uomini d'onore, vestiti meglio.
Insomma non un'ottima premessa per due chiacchiere tra vecchi amici.
Un articolo del Codice, stabilisce che "se il teste (Napolitano) rifiuta di sottoporsi all’esame o al contro esame di una delle parti (Riina o Bagarella) , nei confronti di questa non possono essere utilizzate, senza il suo consenso, le dichiarazioni rese".
Questo articolo è il bottone, che spegnerà la luce del riflettore, che regala certezze a Riina e Bagarella, e toglierà dall'impiccio Napolitano, tranquillizzando l'avvocatura di Stato.
Ancora. Sempre, in Italia.
Questo articolo punterà la luce verso Falcone e Borsellino.
Ancora. Sempre, in Italia.
Giovanni:
Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto.
Giovanni
è morto, e nessuno si
è appuntato sul cadreghino che si tiene stretto sotto il culo,
le quattro parole quattro.
1.
Possiamo 2.sempre 3.fare 4.qualcosa.
Paolo:
Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.Quelli che non hanno preso appunti.
Ancora, Sempre, in Italia.
E' anche colpa mia, che Italiana lo sono,e che accetto le regole di questo paese che uccide i suoi figli,e li divora, come ha fatto Saturno.
Accetto e piango, mi dispero e urlo, inutilmente.
Rifiuto con la testa, inutilmente.
Perché alla fine pago le tasse che riempiono le pance divoratrici di figli.
Di chi esprime la volontà di partecipare a una videoconferenza, e di chi non lo nega perché la paura lo fotte!
sempre Paolo:
Chi
ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.
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