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venerdì 30 gennaio 2015

Vorrei esser Polifemo ovvero brow bar, esigo lo sconto!






Siccome non mi posso permettere, nella maniera più assoluta di sfogarmi ne sui cioccolatini, (ieri dieci) che fanno male al lato b, ne sulle sigarette che fanno male a tutto il resto, oggi sono uscita senza leggere i giornali (ok, siiiiiiiiii, ho letto, ma solo le notizie che sulle testate nazionali non ci dovrebbero essere, tipo che Alessandra Mussolini si è data alla pittura.

Insomma sono uscita con notevole sforzo, il che, per me equivale a trovare un possibile compromesso tra il tutone-caldo-comodo-orrendo e tutto il resto che ho nell'armadio.

Missione cercasi colore della mia faccia. N6 Miele.

Da anni io e la mia faccia ci siamo affezionate all'N6 Miele.
 

Ci sono due motivi perché non frequento le profumerie.

il primo: La profumeria è il genere di "negozio" o forse dovrei dire boutique, che mi fa sentire fuori posto,fuori moda, fuori tempo massimo (perché è lì che ci sono le peggiori luci del mondo che risaltano i peggiori difetti del mondo) e non a caso, maledetti vigliacchi oh voi che le progettate e posizionate queste luci, per conto dei venditori di illusioni!

Il secondo: le commesse mentono, quelle brave mentono spudoratamente sono sempre pronte a consigliarti il prodotto giusto, il colore giusto, solo che nel mio caso (oggettivamente di difficile gestione) sul colore degli ombretti , puntano sempre sul neuro, eh brave, così son bravi tutte! Nel migliore dei casi ti chiedono "non puoi metterti le lenti a contatto dello stesso colore, sarebbe più facile."
Già, ma io le lenti a contatto non le porto, e le cose che "sarebbero più facili" per te, sarebbero inconcepibili per me.
 
Io sono qui, non per essere neutra (figurarsi!)  ma per avere la mia faccia color N6 Miele, non Ambra N25, ne sabbia dorata N 22 tanto meno Mont Blanc N chissachè.

Rinuncio,Esco dalla profumeria.

Sarà buona le seconda.

Scopro che alcune tra le più rinomate del Centro hanno chiuso.

Tra quelle aperte nessuna riesce ad aiutarmi, non hanno il prodotto ma le commesse sono pronte a giurare che Biscuit N.12 fa al caso mio.
Io e la mia faccia non concordiamo.

Uscendo, tra nuvole di profumi, vaporizzati a distanza zero, scopro l'esistenza del brow bar.
Ovvero ti siedi, di depilano e ti colorano le sopracciglia, con l'esperta che ti consiglia la nuance piu' adatta a te.
Tutto questo succede piu' o meno in vetrina, tutto questo ha un costo che sfiora i 40€(?!?!).

A questo punto vorrei davvero che le mie amiche mi spergiurassero che loro, sì, sono pronte a farsi vedere dai passanti mentre soffrono, lacrimano e arrosiscono, non per pudore.
Perchè mai nella vita arrivero' a credere che una donna dotata di un minimo di dignità, vorrebbe farsi vedere dal "possibile uomo della sua vita incontrato per caso", in quello stato.

Se bella vuoi apparire un po' devi soffrire, certo! Ma soffro in privato, senza mettere il mostra il mostro peloso che si sta facendo strippare.

Daaaaaaaaai!

Dov'era la pasticceria?

Io, le mie nonsocomedefinirle sopracciglia ne abbiamo un urgente bisogno. 


Vorrei esser Polifemo, un occhio, un sopracciglio, molti meno "sarebbe piu' facile" e uno sconto del 50%!

E le ali di gabbiano, se possibile vorrei averle sulle scapole!


mercoledì 28 gennaio 2015

1000 + cultural events

 
Il cioccolato è svizzero, la moneta francese, la fruitrice italiana (così per precisazione!



Tre giorno fa, il Ministro Franceschini (ministro di Beni culturali e Turismo) ha presentato una piattaforma digitale per promuovere nel mondo il calendario di eventi culturali paralleli all'Expo.

Questa: http://verybello.it/

Poi ha twittato:

 "Come speravamo grande pubblicità da ironie, critiche e cattiverie sul web... Verygrazie!"

E lo scrive con disinibita soddisfazione, visti i 500.000 accessi in circa 6 ore.

Temo che Dario non abbia capito.

E nemmeno io ho capito.

E mi sono informata.

Tre giorni sono passati, tre giorni per capire senza far prevalere il senso di disagio profondo che normalmente mi porta ad essere ferocemente critica, tre giorni, ma non sono bastati affatto per chiarirmi le idee e per giustificare tal bruttezza.

A partire dal nome "VeryBello!" Bello? in Italiano? allora perchè Very in inglese?? qual'è la raffinatezza che mi sfugge?

Ma prima, doveroso è partire dal fatto che Lei è il ministro dei beni culturali e del turismo.

Se lo specchio dentro cui si riflettono le bellezze di questo Bel Paese, è strategicamente stato pensato, discusso e ragionato, e ha generato questo sito, rischiamo grosso, tutti quanti.

E dovresti essertene accorto da solo, senza l'aiutino delle critiche e delle cattiverie degli utenti, a cui tu hai detto Verygrazie. Hai studiato pure tu l'inglese dallo stesso insegnante di Renzi?

E ancora, serve davvero sottolineare la nostro disuguaglianza culturale in fatto di lingue. (culturale, facciamo che non ci concentriamo sulla parola lingua, perché in dato caso, non ci frega nessuno)

Il fatto è che, passi la bruttezza, perché il senso estetico è privato e personale, insomma a ognuno il suo, ma il fatto che sia un prodotto scadente, di difficile accesso per alcuni dispositivi mobili, come ad esempio quelli maggiormente usati, gli smartphone, hai presente Dario?? quelli che utilizzano ormai quasi tutti, turisti compresi e anche tu che twitter lo very usi!

Il fatto sconcertante che VeryBello è pensato e progettato per Very normal people, perché il people che ha delle disabilità visive non ha la possibilità di fruirne. (come da buona norma diventata obbligo di legge, tra l'altro)

Già l'abitudine che, per i disabili, l'accesso ad alcuni siti museali sia complicato per non dire impossibile, lo trovo sufficientemente imbarazzante per questo paese, e sempre in generale, il fatto che poi, un prodotto che dovrebbe promuovere eventi e cultura non ne tenga conto, non è solo imbarazzante, e qui mi fermo.

Mi pare tra l'altro che in fatto di competenze digitali l'Italia non sia l'ultima ruota del carro, ho letto che a Palazzo Chigi lavora un tal Barberis massimo esperto in fatto di creazione di siti web.

Temo che tu, abbia mancato la telefonata, Dario, temo che tu abbia guardato oltre facendoti sfuggire l'accanto.

Eppure era facile, un argomento da incontro in ascensore, buttato lì, avrebbe potuto...ma forse a palazzo Chigi l'ascensore non c'è!

5 milioni di euro si dice in giro, siano stati spesi per questo progetto.

E utilizzare parte di questi denari per  uno straccio di traduttore per tradurre il sito no??

Mi ha sempre, sempre, sempre fatto arrabbiare non trovare spiegazioni, didascalie, brochure nella mia lingua.

Ammettendo la mia ignoranza, e sforzandomi di credere nella buona fede, ho giustificato il piccolo museo, che evidentemente pochi italiani visitano all'estero.

Un sito che promuove eventi culturali fuori Expo?

Dario lo sai che il bottone a destra, a forma di bandierina inglese, con tanto di coming soon non funziona?

Prossimamente l'inglese?

Non vedo ne altri bottoni ne altre bandierine, mi chiedo quanto dovranno aspettare gli amici francesi, spagnoli, tedeschi? figurarsi cinesi e giapponesi? Agli arabi hai pensato vero?

"Come speravamo grande pubblicità da ironie, critiche e cattiverie sul web... Verygrazie!"

Come supponevo la tua speranza sulla grande pubblicità fatta per lo più da ironie e critiche e cattiverie  è l'ennesima dimostrazione, che la comunicazione virtuale non è affar da poco, non è da sottovalutare perché noi italiani ci mettiamo la faccia, tutti quanti, o per lo meno, tutti quelli che amano ancora un Bel paese martoriato dall'ignoranza e trattato male.

Il rischio di essere ferocemente criticati sul web è alto, altissimo, in Italia si spara a zero, siamo pessimisti e incazzati, e non perdiamo occasione per rimarcarlo, l'indignazione è ormai sport nazionale.

Diverso, è credersi mâitre chocolatier, e far la figura dei cioccolatai.

Nuotando, tra l'altro in un mare  che di "cioccolato" non è! 

 

  

martedì 27 gennaio 2015

Bicefalo



"Le definizioni che si trovano in dottrina giuridica di "abile idiota" e "incauto ottimista" di colui che "si sente bravo e invece provoca una situazione di pericolo e un danno", "convivono benissimo in Schettino, quasi fosse bicefalo, tanto che per lui possiamo coniare il profilo dell'incauto idiota" 
- pm Stefano Pizza nel terzo giorno di requisitoria al processo sul naufragio."-

Il pm Stefano Pizza è il mio nuovo eroe.

Schettino bicefalo?
Ma mmAgari!
Se lo fosse stato, avremmo avuto una speranza, e i 32 ancora una vita da vivere.

Ai più un cervello, uno solo, basta e avanza, poco spesso avanza, molto spesso basta.
Con due, forse l'uno idiota sarebbe venuto in soccorso all'altro uno, l'incauto.

Oh capitano mio capitano!

Quei Capitani che muoiono portando in salvo la nave e tutti i naviganti, e restano morti sul ponte mentre le campane fan festa per la missione compiuta.

Meritandosi una poesia, lui Walt Whitman, il cadavere è quello del presidente Lincoln.
Insomma questa è storia, di uomini che storia hanno fatto.

In Italia c'è chi chiede di non esagerare ne di offendere la dignità di un uomo, Schettino.

Il Pm Pizza con il suo "incauto idiota" pare abbia esagerato.

Per alcuni.

Questi alcuni, come Schettino, quindi di "incauti idioti" ce ne sono in giro molti.



Primo ad Honorem  è Donato Laino,(avvocato di S.) «Si arrampicano sugli specchi». «Quasi l’ergastolo, manco Pacciani. Sulla pena avevamo delle avvisaglie. Ma il fatto che a distanza di tre anni si vada a chiedere l’arresto dopo che nel 2012 la Cassazione ha respinto la stessa richiesta degli stessi pm è la ciliegina sulla torta"

Forse non sa che tre anni, in Italia per far giustizia sono da considerarsi un tempo tecnico degno di un record, visto che siamo maestri nel lasciar cadere in prescrizione le peggiori nefandezze.

E non sa nemmeno che non è periodo ne di torte ne tanto meno di ciliegie (la cui raccolta è generalmente prevista in giugno)

Non sono certa che Schettino conosca il significato della parola dignità, perché ha indegnamente e consapevolmente fatto la scelta giusta secondo incoscienza, salvando se stesso , e quelli che si sentono in dovere di proteggerlo quando il pm gli dice "incauto idiota" non sono giustificabili, e quindi dio dovrebbe aver pietà anche di loro.

Capisco la conservazione della propria vita e della specie, ma della specie Schettino, possiamo far a meno, possiamo anche lasciare che si estingua, come i diavoli della Tasmania.


Siamo naufragati tutti con la Concordia, abbiamo sofferto, e fatto dell'ironia.
Come si fa in situazioni che richiedono con urgenza l' elaborazione  del lutto, per scacciare la paura di mettere la propria vita nelle mani degli altri, degli idioti, che non possiamo riconoscere ma che speriamo riconoscano gli altri, quelli che gli danno un lavoro, e offrono crociere a prezzi scontati, dopo.


Se sbagliare è umano e perseverare un atto diabolico, si ravvedano almeno gli incauti difensori dell'indifendibile, e lascino l'idiota in un carcere vista mare, per ricordarsi ogni istante i momenti in cui stava a guardare dallo scoglio chi moriva per colpa sua.






















 
 

 
 

lunedì 26 gennaio 2015

Foyer, questo (s)conosciuto.

 
Con Anna Scommegna, Regia di Serena Senigaglia, scritto da Piero Colaprico.



Sono stata al Binario 7.
No, non ho preso un treno, sono stata a Teatro.

A Teatro non ci vado mai.

Quasi mai.
L'ultima volta fu Milano, nel 1990, 25 anni fa, 15 anni io.
La prima anni luce fa, tanto che i miei si stupirono nel vedermi sveglia a fine spettacolo.

Insomma io a Teatro non ci vado mai.

Ci sono andata ieri sera.

Munita di biglietto, caramelle, acqua, un po' di buonsenso, e una mano da stringere.

Preoccupata che il rumore della carta delle caramelle potesse disturbare.

Ecco, non sono preparata per andare a teatro, non conosco il "galateo da teatro", ammesso esista.

E sono certa che esiste.

Non mi sono vestita di viola, seppur convinta che la Pasqua non sia ancora finita. 

E che si fa?

A teatro, non c'è la pubblicità che preannuncia il buio e l'inizio dello spettacolo.
A teatro c'è lo spettacolo punto.

C'è la tensione del buona la prima, deve essere buona la prima.
Non c'è il tasto rewind.

C'è tensione?

Lo spettacolo "qui città di m." scritto da Colaprico inizia e finisce con Arianna (Scommegna), da sola sul palco.

Per un'ora e mezza.

E già questo mi sembra incredibile.
A me, che,a teatro non ci vado mai.

Per una come me che, ancora è capace di spegnere gli interruttori della ragione eppur riesce a ragionare lo stesso,  tutto scorre facile facile, conosco il testo da cui questo spettacolo è nato e ho sbirciato chi, nei foyer ripassava compulsiva-mente. 

Ho goduto per un'ora e mezza, e mi sono scoperta dotata di una mimica facciale che non sapevo di avere.
Oh no, mica merito mio, è che fluivano così i personaggi, fluivano sulla mia faccia, riflesso di uno scambio intimo, tra me e Arianna, tra Arianna e il resto del pubblico, tra Arianna e Arianna.

Non serve il tasto rewind!
Non serve chiedere permesso!
Serve solo accompagnare la spinta.

Perché questo fa la voce nuda di Arianna.
Fa riaffiorare sulla tua faccia le vite di gente che non conosci, non esiste, eppure vive per un istante in te.
Ti fa male agli occhi quando c'è troppa luce e tu sai di essere sotto un cielo di coltelli, che riflettono il medioevo contemporaneo, che non perdona nemmeno la compassione umana.

Eppure c'è!

La compassione intendo.

In una madre che si lascia uccidere da suo figlio, in un padre che uccide se stesso due volte.

"abbiamo finito di soffrire, Scusateci."

E quello che dovremmo poter dire tutti rimanendo vivi, in una "città qualunque" di cui abbiamo smesso di vedere i sorrisi.

Scusatemi, perché di Teatro non so scrivere. 
 
A Teatro non ci andavo mai! 



foto da "Il fool" Numero 1 Gennaio 2015




lunedì 12 gennaio 2015

Il culo degli altri

Je suis Charlie, Je suis  Ahmed.

Tutto giusto, ragionassimo da francesi e ci comportassimo come i francesi.
  
Farla fuori dal vaso per noi italici è fuori discussione, perchè se metti i piedi sulla merda sbagliata poi la spalmi sul pavimento di casa tua, e ti tocca pulire, (sporcandoti le mani.)

E dunque tutti bravi ad essere Charlie o Ahmed con il culo degli altri.

Nous sommes connard, e il culo ce lo mettono (e ri-mettono) gli altri.

La Francia non ha paura, noi si.

Non portano bandiere politiche in Manifestazione, noi l'abbiamo fatto pochi minuti dopo l'attentato.

Prima di proteggerci abbiamo bisogno di "segnali concreti" e spiega Alf, «occorre scambiarsi opinioni, notizie, rappresentarsi il rischio reale che ognuno avverte nel proprio Paese». 

E poi sui giornali mettiamo le parentesi.*

 "Si tratta del codice utilizzato dalle  compagnie aeree per 
identificare nome del passeggero, indirizzo, numero  di telefono,rotta di volo, numero del posto e altre informazioni come  il mezzo di 
pagamento, la scelta del pasto *(importante perché può  rivelare la 
religione del passeggero) e altre informazioni sulla salute."

Diventeranno tutti vegani, non dimenticheranno la carta d'identità sul sedile e ci sorprenderanno, ancora, ancora , ancora.

E se mai dovessero fare un attentato in Vaticano, state pur certi che ci sarà chi tirerà in ballo l'Imu che la chiesa non paga.



giovedì 8 gennaio 2015

Abbiamo tempo fino a fine gennaio per farci gli auguri.

Parigi, 07/12/2015 ore 11.30 rue Nicolas-Appert, civico 6.

Il citofono è quello sbagliato.

Quello da colpire al cuore è il 10.

Pochi metri più in là, 12 vite, che si sono alzate presto hanno fatto colazione, baciato la propria moglie o il proprio figlio prima di uscire di casa e forse, si sono appuntati "comprare il latte per domani",  non ci sono più.

Gente che lavorava per un giornale “bete e méchant”, bestiale e cattivo, di estrema intelligenza, quella della satira, che ride e dissacra la vita che fa paura. 

Gente che con la matita, si ostinava a difendere la liberté, più volte sono stati censurati e  chiusi e poi si sono riaperti, e hanno continuato.

Fino a ieri, fino alle 11.30.

L'errore, i terroristi,  non li ha fermati, ne il civico sbagliato, ne la scarpa persa, ne un barlume di umanità, niente.

Macchine da guerra istruite a non pensare, ma programmate per uccidere, 8 giornalisti, 1 uomo delle pulizie, 1 ospite della redazione, 2 poliziotti.

E siamo a dire, attacco alla libertà di espressione!

E siamo a parlare di religione!

E siamo a dire di moschee , religioni e religiosi creatrici di mostri!

E siamo bestiali e cattivi.

E abbiamo la pretesa di insegnare la civiltà giusta, con le missioni di pace, e le armi intelligenti!

Grazie Bush!

E siamo a cercare l'uomo nero.

E siamo a difendere noi stessi prima di tutto.

Perché "noi valiamo".

Quelli di Guantanamo, vestiti di arancione invece no.

E siamo a dire "una risata li seppellirà", mentre l'odio e il dolore seppellisce noi.

E siamo ancora e drammaticamente in ginocchio, alzando la guardia verso un nemico invisibile che troviamo nei mussulmani tutti (o quasi).

Il primo nemico di oggi, ha 18 anni, 18!

Poco piu' che un ragazzino, poco meno di un uomo, che per paura? per lucidità?, per egocentrismo, perché cazzo non lo so, si è consegnato spontaneamente alla polizia.

Gli altri due sono reduci dalla guerra in Siria, 34 e 32 anni.

Reduci!

Come noi, come diceva Marcello Marchesi (umorista anche lui)negli anni 70, Siamo i superstiti di turno del massacro continuo. 

E siamo alla lucida follia, quella che racconta la storia di Ahmed, e la racconta così:

"42 anni, poliziotto francese che lavorava al commissariato centrale dell’XI arrondissement. Ahmed è un nome musulmano che significa «la persona che loda dio», oppure «più degno di lodi». Non era quindi un «francese autoctono», secondo la terminologia delle polemiche francesi di queste settimane su islam e integrazione. Ahmed era però abbastanza integrato da fare parte della polizia francese, e da morire in quanto francese sotto i colpi sparati in nome di una religione che forse era anche la sua."

Autoctono? come le verdure prodotte a Km 0.

Integrazione, come ospite, come tu non sei originale, ma va bene lo stesso, a patto che punti le armi nella direzione giusta, che muori in quanto francese, perché abbiamo anche noi bisogno di martiri, e torna comodo dire francese non autoctono e ucciso dai suoi fratelli.

Contraddizioni che aiutano noi a puntare il dito contro gli altri, lo vedi Ahmed, i tuoi fratelli ti hanno ucciso in nome del tuo lodato Dio.
  
Un Dio sbagliato.

E avanti così, perché noi valiamo, poco importa se ignoriamo.

Noi, non Charlie Hebdo.



"Ancora nessun attentato in Francia", si legge sul disegno, mentre un talebano armato risponde: "Aspettate. Abbiamo tempo fino a fine gennaio per farci gli auguri".