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giovedì 4 febbraio 2016

I miei calzini sono famiglie arcobaleno di tutto rispetto, ma in principio eran mutande.




"In principio era il caos"


Ho un rapporto davvero strano con lo stendibiancheria.

E credo di non essere nemmeno la sola, donna, intendo.

Spiego meglio, odio stirare, o meglio non stiro punto.

Ragion per cui occorre una certa abilità nello stendere perchè gli abiti si asciughino, apparentemente stirati, assolutamente stropicciati.

L'idea di partenza è piu' o meno questa:
Tracciare una linea virtuale a metà dello stendino e dividendo calze di lui, da mutande di lei, camicie di lui, improbabili vestiti di lei.

La cosa si complica quando le mutande di lui occupano dieci posti mentre per  le mutande di lei  bastano pochi cm.

Il caos arriva quando i calzini di lui, e le calze di lei che pur convivono, cominciano spontaneamente a formare famiglie arcobaleno, mentre le mutande urlano che loro al Family Day non ci vogliono andare perchè sanno benissimo cosa succede sotto sotto, lì sotto.

Nel lì sotto delle famiglie tradizionali, dove non solo non batte il sole, ma neanche un vago accenno di illuminazione esteriore prima interiore poi.

Ed è così che mi stanco, ed è così che il mio stendino trasforma l'ordine in disordine, è un'orgia di colori, che non finisce con la centrifuga, perdura, e si fa vedere anche se stesa da principi imposti che si disfano per convinzione.

Almeno da quando sul Pirellone è apparsa la scritta Family Day.

Proprio perchè sono pigra, la mia moralità da stendino ne risente, parto con ordine e finisco con lo stendere a cazzo. A casa vige il principio "chi ben comincia fa un gran casino".

Non ce la faccio ad essere tradizionalmente ordinata, non ce la faccio a sentirmi al sicuro sguazzando nel brodino primordiale del volere comune.

Così lo stendino diventa lo specchio di me, incasinato certo con-fuso sempre.

Fondo in un disordine voluto le nostre mutande, le nostre calze e le nostre vite.

Fondo perchè la vita mi ha regalato un uomo che al mattino mette le calze spaiate senza fare una piega, e mi guarda negli occhi stropicciando la sua faccia in mille smorfie pur di farmi ridere quando qualcosa non va.

La nostra non è comunque una famiglia tradizionale, seppur con tutte le carte in regola per esserlo.
E per carte in regola intendo le scartoffie che stanno a dirti, che sì tu, sei parte del mondo, della comunità e puoi far la comunione.

Lui è lui, io sono una lei.

Nessun cassetto comune da cui pescare mutande a caso, perchè sarebbero state indifferentemente nostre.

Io ho il mio cassetto, lui il suo, lui mi sfila le mutande, io gli sfilo le sue!

Eppure io, le sue mutande le ho indossate, dopo esser stata sotto il diluvio per  aver rincorso un sogno, lui ha indossato le mie, per farmi ridere quando avevo paura.

Forse, inconsapevolmente è  il nostro modo di aderire alla stepchild adoption.

Ogni giorno ci indossiamo a vicenda, ogni giorno adottiamo una l'anima dell'altro.

Facciamo comunione, senza ingozzarci di ostie.
Sacramentiamo molto, senza aspettarci indulgenze.
Viviamo senza confessione, perchè pecchiamo con convinzione nell' essere giusti, per noi, e nei confronti degli altri. 

Giusti tanto quanto tutti coloro che si amano, e che amano.
Dovrebbe bastare.
L'amore intendo!
Dovrebbe non avere sesso.
L'amore.

La stepchild adoption o "adozione del figliastro" o adozione in casi particolari, è un termine che non dovremmo tradurre come gesto d'amore, e neanche usare perchè fa schifo "figliastro", perchè spaventa "casi particolari".
L'amore è necessario per tutti, bambini orfani compresi.
Gli orfani non credo preferiscano, gli orfani necessitano di un amore, che non sa da che parte cominciare, che deve spiegare, che i casi particolari sono loro.

Avanti il primo figliastro!

Figliastro, già, andatelo a dire al maschio vecchio e certo etero che mettete nel presepe, o all'angelo che ha affittato un utero portando in dono solo un cazzo di giglio. E che mi dite delle sorelle che non meritano neanche un nome e dei fratelli di Gesu', forse figli di Giuseppe, o di entrambi, o di nessuno. Certo nati da un uomo e una donna, per carità (e spero con divertimento di entrambi).

 Marco la racconta così:

« Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre »
Ed in principio era il caos?!?!
Non che sul finire si sian chiarite le cose!
Io sto sempre qui che aspetto, che Lui abbia la bontà di rispettare la promessa,  che risorga e mi tenga in considerazione per un eventuale colloquio.
Avrei un paio di cosette da chiarire, e tanto per iniziare da una, non sono nè tuo fratello, tanto meno tua sorella figurasi tua madre, quindi diamoci del Lei!













Qualche mattina fa, lottavo con i panni stesi, ridendo tra me e me...il mio compagno dice che i miei vestiti non capisce come piegarli, e ha ragione, spesso scelgo abiti che non hanno un centro da cui partire, insomma non sono speculari, sono un po come me, " mi piego ma non mi spiezzo, almeno per ora!



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