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mercoledì 15 aprile 2015

Bestie da macello





http://www.repubblica.it/cronaca/2015/04/14/foto/g8_il_poliziotto_della_diaz_su_fb_lo_rifarei_mille_volte_-111951802/1/#1




Quattordici anni fa, incollata davanti alla televisione, ho seguito il reality di Genova.

Con i tagli previsti dai direttori di redazione, a Genova c'era la guerra, e tutti gli Italiani, la stavano perdendo. 

Quando ci fu la prima, (e unica) vittima, il reality, non spense le telecamere, anzi fece inquadrature sempre più strette, e nei giorni a seguire, fu detto tutto e il contrario di tutto.

Placanica, era nel posto sbagliato, era troppo giovane e inesperto, fu lasciato solo e ebbe paura, e sparo'.

Giuliani, con un gesto aggressivo si cercò una punizione esemplare.

Ancora, Placanica ha ucciso un innocente.
Giuliani ha combattuto per il diritto di esprimere le sue opinioni.

Vittima e carnefice, per giorni si sono invertiti i ruoli, come in una roulette russa, il grilletto è stato premuto, tra di loro a turno.

Come succede per tutto, tutti si sono schierati, divisi tra innocentisti e colpevolisti, fascisti e comunisti.
Fini e D'Alema si sono detti le peggio cose.

Chi ci protegge, ci uccide.

E così non va, non deve andare.

Ho sprecato mille parole a vuoto, me la sono presa ferocemente, con chi una divisa la indossava con orgoglio. Ero ferita, e incazzata.

Ho passato giorni a far l'avvocato del diavolo, io contro un plotone schierato e più incazzato di me.

Perché in fondo, poi, il plotone, tutti i giorni si sentiva dire le di tutto, e quella divisa, cominciava a pesare, a loro, che ricevevano insulti, e a me, che quella divisa l'avevo sotto il naso, ogni sera.

Mi è stato detto che non riuscivo a capire, a mettermi nei loro panni, ho risposto che non potevo capire, e soprattutto non volevo capire, perché niente era comprensibile.

Ed era (e ancora è) maledettamente vero, perché io una categoria non l'ho mai rappresentata, e nessuno mi ha mai sputato addosso, in nome di una giustizia popolare.

Sono stati giorni difficili e poi mi sono arresa, ho smesso di parlare, sfinita.

Ho smesso anche di avere fiducia, e da allora ho paura, e ho imparato a difendermi da chi mi dovrebbe difendere.


E sono passati quindici anni.

La Corte europea dei diritti dell’uomo, a 15 anni di distanza, mette per la prima volta nero su bianco in un atto giudiziario quel che decine di testimoni hanno visto e raccontato.   - La «macelleria messicana» compiuta dalla Polizia nella scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001 «deve essere qualificata come tortura»: l’Italia va dunque condannata doppiamente, per il massacro dei manifestanti e per non avere ancora una legge adeguata a punire quel reato.

 Ed arriviamo ad oggi.


La risposta di Tortosa:

"Mi auguro, che Carlo Giuliani, sotto terra faccia schifo anche ai vermi" e poi «Io sono uno degli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte», la firma sul profilo social è di Fabio Tortosa che dice di essere stato in servizio come poliziotto la sera dell’irruzione alla caserma Diaz  "Eravamo torturatori con le palle".

L'orrore non sta nella dichiarazione di un singolo esaltato, l'orrore sono i centoottantasei commenti di solidarietà che sono seguiti finché il profilo non è stato chiuso.

La cosa ancor più grave è che Tortosa ci ha ripensato (o più probabilmente qualcuno l'ha costretto a farlo) rilasciando una dichiarazione tramite il sindacato di polizia (di cui fa parte):
"rimarrà una pagina nera per questo Paese ma chi c’era sa che è venuta fuori solo una parte della verità. Crediamo che questa voglia di verità debba albergare anche nelle alte sfere, non solo in me, nei miei colleghi che erano con me e nelle vittime, alle quali -conclude- va tutta la mia solidarietà»


Questo è un torturatore con le palle, palle, che durano il tempo di un cazziatone da parte di un suo superiore (le cui palle sono comunque e sempre più grandi delle sue), poi uscirà dalla caserma, e se la prenderà con uno a caso, per sfogare la sua rabbia repressa.

Umanamente comprensibile?

No, perché se ti senti Rambo, le tue ferite te le devi cucire da solo, mille volte, caro Fabio.

Se sei un super eroe comprati una tutina più aderente e indossa una conchiglia, per mostrare le tue palle come pensi ti convenga.

Non togliete la tutina, perché la conchiglia è come il push up, un illusione, che dura finché non si spegne la luce.

E quando resti al buio, i conti li devi fare solo con te stesso, non come alla Diaz, se ti sei dimenticato di disarmare l'anima, stai pronto a prenderti le randellate in mezzo ai denti da quella parte di te stesso che, da sempre è nemica della tutina che porti!

Questa è l'unica cosa speranza su cui posso contare, per non sentirmi una bestia da macello.


Questa è l'unica alternativa che rimane ai tuoi colleghi per non avere la faccia umida della bava dei cittadini.


Esiste il vilipendio delle forze armate dello Stato , che  è punito «con la multa da euro 1.000 a euro 5.000».


E gli Italiani, Fabio, i soldi li trovano sempre, in un modo o nell'altro, per togliersi qualche sfizio.







 








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