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http://www.repubblica.it/cronaca/2015/04/14/foto/g8_il_poliziotto_della_diaz_su_fb_lo_rifarei_mille_volte_-111951802/1/#1
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Quattordici anni fa,
incollata davanti alla televisione, ho seguito il reality di Genova.
Con i tagli previsti
dai direttori di redazione, a Genova c'era la guerra, e tutti gli
Italiani, la stavano perdendo.
Quando ci fu la
prima, (e unica) vittima, il reality, non spense le telecamere, anzi
fece inquadrature sempre più strette, e nei giorni a seguire, fu
detto tutto e il contrario di tutto.
Placanica, era nel
posto sbagliato, era troppo giovane e inesperto, fu lasciato solo e
ebbe paura, e sparo'.
Giuliani, con un
gesto aggressivo si cercò una punizione esemplare.
Ancora, Placanica ha
ucciso un innocente.
Giuliani ha
combattuto per il diritto di esprimere le sue opinioni.
Vittima e carnefice,
per giorni si sono invertiti i ruoli, come in una roulette russa, il
grilletto è stato premuto, tra di loro a turno.
Come succede per
tutto, tutti si sono schierati, divisi tra innocentisti e
colpevolisti, fascisti e comunisti.
Fini e D'Alema si
sono detti le peggio cose.
Chi ci protegge, ci
uccide.
E così non va, non
deve andare.
Ho sprecato mille
parole a vuoto, me la sono presa ferocemente, con chi una divisa la
indossava con orgoglio. Ero ferita, e incazzata.
Ho passato giorni a
far l'avvocato del diavolo, io contro un plotone schierato e più
incazzato di me.
Perché in fondo,
poi, il plotone, tutti i giorni si sentiva dire le di tutto, e quella
divisa, cominciava a pesare, a loro, che ricevevano insulti, e a me,
che quella divisa l'avevo sotto il naso, ogni sera.
Mi è stato detto che
non riuscivo a capire, a mettermi nei loro panni, ho risposto che non
potevo capire, e soprattutto non volevo capire, perché niente era
comprensibile.
Ed era (e ancora è)
maledettamente vero, perché io una categoria non l'ho mai
rappresentata, e nessuno mi ha mai sputato addosso, in nome di una
giustizia popolare.
Sono stati giorni
difficili e poi mi sono arresa, ho smesso di parlare, sfinita.
Ho smesso anche di
avere fiducia, e da allora ho paura, e ho imparato a difendermi da
chi mi dovrebbe difendere.
E sono passati
quindici anni.
La Corte
europea dei diritti dell’uomo, a 15 anni di distanza, mette per la
prima volta nero su bianco in un atto giudiziario quel che decine di
testimoni hanno visto e raccontato. - La «macelleria
messicana» compiuta dalla Polizia nella scuola Diaz la notte del 21
luglio 2001 «deve essere qualificata come tortura»: l’Italia
va dunque condannata doppiamente, per il massacro dei manifestanti e
per non avere ancora una legge adeguata a punire quel reato.
Ed arriviamo ad
oggi.
La risposta di
Tortosa:
"Mi
auguro, che Carlo Giuliani, sotto terra faccia schifo anche ai vermi"
e poi «Io sono uno degli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte alla
Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte», la firma sul profilo
social è di Fabio Tortosa che dice di essere stato in servizio come
poliziotto la sera dell’irruzione alla caserma Diaz "Eravamo
torturatori con le palle".
L'orrore non sta
nella dichiarazione di un singolo esaltato, l'orrore sono i
centoottantasei commenti di solidarietà che sono seguiti finché il
profilo non è stato chiuso.
La cosa ancor più
grave è che Tortosa ci ha ripensato (o più probabilmente qualcuno
l'ha costretto a farlo) rilasciando una dichiarazione tramite il
sindacato di polizia (di cui fa parte):
"rimarrà
una pagina nera per questo Paese ma chi c’era sa che è venuta
fuori solo una parte della verità. Crediamo che questa voglia di
verità debba albergare anche nelle alte sfere, non solo in me, nei
miei colleghi che erano con me e nelle vittime, alle quali -conclude-
va tutta la mia solidarietà»
Questo è un
torturatore con le palle, palle, che durano il tempo di un cazziatone
da parte di un suo superiore (le cui palle sono comunque e sempre più grandi delle
sue), poi uscirà dalla caserma, e se la prenderà con uno a caso,
per sfogare la sua rabbia repressa.
Umanamente
comprensibile?
No, perché se ti
senti Rambo, le tue ferite te le devi cucire da solo, mille volte,
caro Fabio.
Se sei un super eroe
comprati una tutina più aderente e indossa una conchiglia, per
mostrare le tue palle come pensi ti convenga.
Non togliete la
tutina, perché la conchiglia è come il push up, un illusione, che
dura finché non si spegne la luce.
E quando resti al
buio, i conti li devi fare solo con te stesso, non come alla Diaz, se
ti sei dimenticato di disarmare l'anima, stai pronto a prenderti le
randellate in mezzo ai denti da quella parte di te stesso che, da
sempre è nemica della tutina che porti!
Questa è l'unica
cosa speranza su cui posso contare, per non sentirmi una bestia da
macello.
Questa è l'unica
alternativa che rimane ai tuoi colleghi per non avere la faccia umida
della bava dei cittadini.
Esiste il vilipendio
delle forze armate dello Stato , che è punito «con la multa
da euro 1.000 a euro 5.000».
E gli Italiani,
Fabio, i soldi li trovano sempre, in un modo o nell'altro, per
togliersi qualche sfizio.
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