Divertentissimo!
Difficilissimo è, stare dietro alla macchina e non avere quattro anni!
Fotografare i bambini, è un'impresa titanica, non stanno mai fermi, ridono scomposti, nascondono la faccia o nella migliore delle ipotesi tirano fuori tutto un campionario di espressioni buffe, e tu, che stai dall'altra parte, cerchi in tutti i modi possibili di convincerli a dire "cheese", impostando l'otturatore e le velocità in modo che il click sia il più veloce possibile.
Seguiranno un migliaio di foto mosse da buttare, le foto immobili di famiglia, magari a Natale, con i nonni e i parenti tutti.
Li fotografi davanti alla torta di compleanno, prima che ci affondino le mani e la faccia dentro, li vuoi immortalare quando combinano un disastro che ti fa ridere dentro e ti fa incazzare fuori, o mentre sono al mare, presi da mille giochi, e pieni di chili di crema e sabbia.
Li fotografi mentre si arrendono alla fata dei sogni , finalmente immobili, e puoi prenderti tutto il tempo per aspettare la luce migliore, perché quella che ami, è chiusa dietro la serranda delle loro palpebre sognanti(foto ferma, tempi lunghi e otturatore spalancato).
Vuoi un ricordo e spari.
Perché sai che mai più torneranno, i quattro anni dei tuoi figli.
Se sei uno bravo, stampi e scrivi dietro la foto, Matilde 4 anni, Rimini.
Poi avranno i cinque, verranno i sei e mentre tu ti impegni a far di lei/lui un ragazzo decente e indipendente, lei/lui ne avrà diciotto, farà l'università e tu preparerai la macchina fotografica per fermare un altro successo.
Poi si sposerà, tu sarai troppo emozionato, e ci sarà un fotografo a scattare per te.
Poi avrà un figlio tutto suo, e sarà lui a voler ricominciare la giostra delle immagini.
E si ricomincerà daccapo, e nella foto di Natale ci sarai tu, nel ruolo di nonno/a.
In Siria avere quattro anni davanti a una macchina fotografica, è così:
Hudea 4 anni, Siria
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E' una foto che ha fatto il consueto giro social, è vecchia di un anno, ce ne abbiamo messo di tempo per accorgerci che avere 4 anni può non essere divertente!
Il fotografo è Osman Sagirli, la piccola di quattro anni è Hudea.
Non riconosce quella strana cosa nelle mani del fotografo, il teleobiettivo assomiglia maledettamente a un arma, che fa pum pum pum per tre volte, solo che lei sentirà solo il primo pum e poi più nulla.
Forse la sua mamma le ha insegnato ad alzare le mani, o forse l'ha visto fare talmente tante volte, che ripete il gesto come fosse un'abitudine consolidata, lavarsi le mani, mettere la mano davanti alla bocca se sbadigli, alzare le mani se stanno per ucciderti.
Imparata la lezione, alza le mani e si arrende, imbronciata.
Sta per morire, come altri prima e dopo di lei.
Il campo profughi siriano di Atmeh, non l'ha protetta, la sua mamma e i fratelli l'hanno lasciata sola.
Questa volta non andrà così, ma lei non lo sa.
Che è successo dopo lo scatto?
Osman, si rende conto di aver fatto una cazzata?
Lui "ritrae i bambini con l'intendo di vedere la sofferenza attraverso i loro occhi, molto più eloquenti di quelli adulti" dice.
Beh in un campo profughi, in Siria, c'è poco da ridere, gli adulti lo sanno, i bambini lo imparano.
Invece a noi, che i profughi li prenderemmo volentieri a calci in culo, serve una foto di una bimba di quattro anni, per insegnarci la pietà.
Durerà cinque minuti, il tempo di un condividi o di un like per mettere insieme quattro parole di orrore, comprensione, ingiustizia e cattive abitudini a procreare.
Ho commesso l'errore di guardare dritto negli occhi Hudea, non dimenticandomi di guardare la sua bocca imbronciata.
Se sopravviverà, prima o poi rivedo' la sua faccia e sarò' io a dover alzare le mani in segno di arresa, ma non sono sicura che riuscirò' a guardare i suoi occhi.
Vorrei che Hudea diventasse una fotografa di sorrisi, e non una foto esposta con l'intento di ricordarci che dovremmo essere, Esseri Umani!
Lei a quattro anni lo sa, io cerco ancora di impararlo tutti i giorni.
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